Morte in ospedale: qual è la procedura

Quando si perde una persona cara non si ha il tempo di pensare al disbrigo delle pratiche burocratiche. Ma, nonostante il momento sia delicato e doloroso, è necessario essere informati sulla procedura da seguire per sapere come gestire al meglio la situazione. In caso di morte in ospedale la procedura prevede, ad esempio, che siano i sanitari ad occuparsi di tutte le pratiche necessarie di constatazione di morte e trasporto della salma nella camera mortuaria. Se non è necessaria l’autopsia, la salma del defunto viene subito trasferita nella camera mortuaria della struttura sanitaria, dove resta in osservazione per almeno 24 ore. Intanto il medico necroscopo dovrebbe occuparsi del certificato di morte, ma solo dopo aver atteso almeno 15 ore dal decesso. Per ottimizzare le tempistiche, però, negli ospedali si esegue il tanatogramma, cioè un elettrocardiogramma di 20 minuti volto per accertarsi che non ci sia più attività cardiaca. I sanitari a questo punto inoltreranno al comune la dichiarazione di morte e prepareranno la salma in vista delle esequie funebri.

Morte in ospedale, dopo quanto si possono celebrare i funerali

In caso di morte in ospedale, dopo quanto si possono celebrare i funerali? Se la morte avviene in ospedale la salma viene consegnata ai parenti solo dopo le 24 ore di osservazione. Possono occuparsi della preparazione del defunto e della vestizione anche i sanitari, evitando un ulteriore dispiacere ai familiari. Dopo le 24 ore dal decesso per cause naturali i parenti possono richiedere il trasferimento del corpo a casa in modo da potergli dare un ultimo saluto in un ambiente familiare.

Cosa non si può fare in caso di morte in ospedale

Ci sono due cose che non si possono assolutamente fare in caso di morte in ospedale. La prima è chiamare un’agenzia delle pompe funebri senza prima aver consultato la famiglia del defunto. Le pompe funebri se ne potranno occupare soltanto quando la salma sarà trasferita nella camera mortuaria. Il secondo “divieto” riguarda, invece, il personale sanitario. La legge infatti impedisce a infermieri, medici o inservienti di suggerire alla famiglia l’agenzia a cui affidare il servizio funebre. Spetta solo ai parenti decidere a quale agenzia rivolgersi in base alla convenienza e al miglior servizio offerto.

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